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POL.
CASTELLARANO CALCIO
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Campo
di gioco
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"G.
Ferrarini" - via Coppi, 2 - Castellarano (RE)
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Colori
sociali
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Rosso -
blu
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Internet
/ e-mail
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http://www.castellaranocalcio.it
castellaranocalcio@alice.it
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Telefono
/ Fax
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0536/858110
- 0536/828574
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Serie
D 2007/2008
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3^ classificata con 58 punti – ammessa ai
play off
Castellarano –
Carpi 1-0
Montichiari
– Castellarano 3-1
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16
vittorie – 10 pareggi – 8 sconfitte
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45 reti
fatte – 29 reti subite
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COME RAGGIUNGERE
CASTELLARANO (RE) – da Salò km. 168
Autostrada
A/4 Desenzano - direzione Venezia - svincolo A/22 direzione Modena - A/1
direzione Bologna
uscita Modena Nord - proseguire dritto per 0,8 km.
prosegui dritto su Strada Cave Ramo per 0,1 km.
alla rotonda, 1^ uscita per Viale Virgilio per 0,4 km.
entrare nella SS9 attraverso lo svincolo per Abetone/Reggio
E./Sassuolo/SS486 per 0,9 km.
proseguire
sulla Tangenziale Sud Gabriela Mistral (indicazioni per Modena
Sud/SS486/Sassuolo/SP3/Maranello/SS12/Abetone) per 1,8 km.
proseguire su Strada Provinciale Modena Sassuolo per 5,4 km.
prosegui su Via Modena-Sassuolo per 5,7 km.
alla rotonda, 1^ uscita per Via Pedemontana/SP467 per 3,8 km.
prendere lo svincolo per la Via Filippo Turati/SP486r per 5,1 km.
prendere l'uscita verso SP75 per 0,2 km.
a destra in SP75 per 0,3 km.
leggermente a sinistra in Via Cimabue per 0,2 km.
alla rotonda, 3^ uscita per Via Manganella/SP75 per 0,4 km.
leggermente a sinistra per rimanere su Via Manganella/SP75 per 0,2 km.
leggermente a sinistra in Via Fuori Ponte per 0,6 km.
a destra in Via Coppi
LE MAPPE
PER ALLOGGIARE:
Albergo
"San Valentino Service" - via Telarolo, 12
- tel. 0536 854220
Albergo
"Castello" - via Radici Nord, 27 - tel. 0536 825226
PER MANGIARE:
Ristorante
"Al Ristoro" - via Radici Sud - tel. 0536 859532
Ristorante
"Service CIR" - via Radici Nord, 31 - tel. 0536 858309
CENNI STORICI:
Le prime
tracce di una presenza umana nel Castellaranese,
datano al mesolitico (XI - VIII millennio), soprattutto nelle zone di Campiano e Gambarata (Silici, resti di bivacchi, etc.). Varie sono le tracce delle
epoche seguenti ma, una particolare attenzione meritano i resti relativi
all'età del bronzo. In quel periodo, la Pianura Padana ed
in particolare le attuali province di Reggio Emilia, Modena e Parma, vedono
affermarsi un tipo particolare di insediamento umano: la Terramara. Il nome
deriva da un termine dialettale che i contadini usavano per definire quei
curiosi, ossi cumuli di terra grassa utile a fertilizzare i campi, che,
soprattutto in pianura, era facile vedere tra i coltivi. Ma quei cumuli erano
in realtà i resti degli antichi abitati terramaricoli. Queste "città"
preistoriche avevano solitamente forma quadrangolare, con strutture di
recinzione (fossati, terrapieni, palizzate), internamente alle quali erano
disposte le abitazioni in legno, perlopiù costruite su pali infissi nel
terreno. Nel territorio Castellaranese hanno lasciato
tracce due insediamento riferibili alla cultura delle
terramare, anche se la posizione geografica di questi siti risulta anomala, in
quanto essi si trovano generalmente in pianura; ritrovamento sono stati fatti a
Roteglia, relativi a un piccolo insediamento con
evidenti funzioni di controllo, che sorgeva nell'area dell'antico castello e si
sviluppava forse su due livelli, altri ritrovamenti, più estesi e di maggiore
importanza, a Castellarano, nell'area occupata
dall'antico centro sulla collina di arenaria rialzata sul Secchia.
Testimonianze molto consistenti di una duratura presenza etrusca, sono state
rinvenute nel Centro Storico di Castellarano, sopra i
resti terramaricoli: si tratta di muri di ciottoli a secco orientati secondo i
punti cardinali, pezzi i vasi e il piede di una ciotola col possessivo etrusco Venarnès graffito sul fondo. L'insediamento faceva parte
del sistema strategico-commerciale Etrusco di
penetrazione dalla toscana verso la pianura Padana. Ancora più importi i resti
della presenza Romana, che attestano una presenza in loco fin dall'epoca
repubblicana (183-27 A.C.)
soprattutto a Castellarano e Campiano.
Importanti ritrovamento ad opera della Società Reggiana
di Archeologia, si sono avuti a Gambarata di Sotto:
una domus rustica di età Imperiale (Augusteo-Tiberiana), e a Castellarano,
in un'area di nuova edificazione, un Matellio cioè un
manufatto costituito da un orcio globulare incastrato al centro di un piccolo
pavimento ad opus spicatum, che a sua volta conteneva
un vaso mobile troncoconico. Tale manufatto serviva per la raccolta delle urine
utilizzate poi come sbiancante e fissativo sia nella concia delle pelli che
nella tessitura. Molti altri elementi romani sono stati trovati su tutto il
territorio Castellaranese che, come dimostrano
numerosi toponimi, era area di colonizzazione romana con la presenza di Fundi e Villae. Da questi
derivano i toponimi Campiano da Campilianus
fundus cioè (Fondo di proprietà di Campilio), Lorano da Loranus fundus, Nirani da Nirani ager (Campo della famiglia Niri),
Tressano nella più corretta dizione dialettale di Terzano, a Tertianus fundus (fondo di Terzo) e Roteglia
da una Possessio Rutiliana
ovvero proprietà della famiglia Rutilia (anche se
alcuni ipotizzano la derivazione dal tardo latino Ervilia
che significherebbe piselli o fave!). Il territorio era perciò organizzato per
lo sfruttamento agricolo; la provincia tra Reggio e Modena era allora
conosciuta per la produzione di uva Prusinia, mentre
Plinio e Columella segnalano la locale produzione di oggetti di creta. Anche la
costruzione del Canale di Reggio pare sia da
attribuirsi all'evo Romano. La colonizzazione Romana si sovrappone però alle
popolazioni qui residenti, i Galli Boi e i Liguri che
hanno lasciato segni della loro presenza nei nomi Valbercia
dove Bercia è un termine celtico che indica una slitta a forma di culla per
trasportare il fieno, Lucenta forse dal Dio celtico Lucentius o dal ligure lucus cioè
bosco sacro. Quando i Romani si insediarono nella valle Padana, costrinsero
liguri e galli nella poco fertile area appenninica, da qui le frequenti razzie
da parte dei liguri ai danni della pianura e i duri scontri con le milizie
romane. Castellarano, per la sua posizione strategica
a guardia dell'imbocco della valle del Secchia costituì, nei secoli antichi, il
luogo ideale per il presidio di tale porta naturale e,
probabilmente, fu anche un presidio Romano a difesa della valle. Il nome Castellarano, infatti, è anch'esso di probabile origine
latina e verrebbe da Castrum Arii
o Darii cioè Castello, terra fortificata di Ario o
Dario; alcuni però lo farebbero derivare da Castrum olerianum (castello degli ulivi) o da Castrum
Arianum (Castello degli Ariani) in riferimento a una
possibile colonia di Longobardi Ariani qui stanziatasi in epoca post-romana.
Infatti, dopo la caduta dell'Impero Romano, intorno alla seconda metà del VI secolo, Castellarano fu
occupata dai Longobardi che qui posero un presidio militare, anche per la
vicinanza, in area appenninica, delle truppe bizantine loro
avversarie. Tale importante stanziamento è ampiamente documentato da
numerosissimi ritrovamenti archeologici ed ampie necropoli con tombe perlopiù
appartenenti a guerrieri, con corredi funebri costituiti da armi, oggi
conservati nei musei di Reggio Emilia. Un'importante testimonianza relativa
alla fine della loro dominazione, viene dai capitelli
conservati nei resti della cripta della chiesa Parrocchiale. Molto numerosi
anche i toponimi riferibili alla dominazione Longobarda, ad esempio Farandello dal longobardo Faran
indicante che quell'area è proprietà del nucleo famigliare là insediato, I
Guati da Guaita posto di guardia, La
Brada da Braida campo della
comunità e forse Gambarata dal nome di una mitica
regina Longobarda: Gambara. Ma un'altra importante
testimonianza viene da S. Michele, che fece parte del territorio Castellaranese fino al 1815, la dedicazione a tale Santo,
infatti, è un chiaro segno della dominazione Longobarda poiché il culto per
l'arcangelo guerriero era diffusissimo presso i popoli germanici che riempirono
l'Europa di santuari a lui dedicati, soprattutto collocati sulle alture. Del
periodo Canossano-Matildico (X-Xll
sec.), rimangono scarse tracce. Si sa che la Contessa Matilde
possedeva in Castellarano una casa e una cappella che
donò al Monastero di Polirone (S.Benedetto
Po); nel 1106 la Contessa
tenne un placito presso la chiesa di S.Maria, essa
affidò il governo di Castellarano ad una famiglia di
nobili locali ed in particolare al Miles Raniero da Castellarano. Ma tale famiglia non ebbe lunga vita e nel
1187, epoca comunale, Castellarano giurò fedeltà a
Reggio Emilia. La città, infatti, teneva molto al piccolo centro poiché qui si
trovava l'imbocco dell'importantissimo Canale di
Reggio che prelevava acqua dal Secchia per alimentare fogne, attività
produttive e mulini in città. Nel 1185 Castellarano
fu visitata dal Barbarossa. Durante le lotte tra guelfi e ghibellini, Castellarano fu sede di guelfi agguerritissimi, per questo
la rocca fu assediata e distrutta. Nel 1319 la bellicosa famiglia dei Da Roteglia, occupò Castellarano e
tra alterne vicende si legò alla storia del paese fino al
1419 anno in cui Castellarano fu
definitivamente occupata dalle truppe Estensi. Nel 1432 si ebbe il primo
feudatario: Jacopo Giglioli ma costui cadde in
disgrazia quasi subito e si uccise in carcere a Ferrara. Fu solo nel 1453 che
il Duca Borso d'Este infeudò il conte Lorenzo Strozzi
fratello del famoso poeta Tito Vespasiano (vedi stemmi in pietra sui muri della
rocchetta). Nel 1501, il Duca Ercole 1°', dà in feudo
Castellarano con S. Martino in Rio e Campogalliano a suo fratello Sigismondo, che diviene perciò
il primo feudatario del ramo cadetto estense degli Este-S.Martino.
Questa famiglia terrà Castellarano fino al 1732, anno
in cui si estinse. Degni di menzione sono alcuni di questi Signori di Castellarano: il già citato Sigismondo I, personaggio di
grande valore, ebbe molti incarichi da parte del fratello Ercole I, Duca di
Ferrara e fece costruire per lui, a Ferrara, il Palazzo dei Diamanti (il
diamante era infatti il simbolo di Ercole). Sigismondo
II, signore di Castellarano dal 1512 al 1560, abile
politico, fu molto caro ad Emanuele Filiberto di Savoia e all'Imperatore Carlo
V di Spagna, scelse Castellarano quale luogo per la
sua sepoltura. Filippo, suo figlio, fu signore di Castellarano
dal 1560 al 1592, fu ritenuto il più probabile successore di Alfonso Il d'Este,
ultimo Duca di Ferrara che non generò eredi, ma gli venne in fine preferito Cesare
d'Este-Montecchio, appartenente ad una linea
"bastarda", per cause non ancora chiarite. Carlo Filiberto I
(1592-1652) ebbe vari incarichi dai Savoia, fu Cavaliere della SS.Annunziata e Cavaliere del Toson
d'Oro nel 1618 fece pubblicare le Constitutioni di S.Martino in Rio, Castellarano e Campogalliano che riformarono gli antichi Statuti
quattrocenteschi, con un generale inasprimento delle pene. E' durante il
governo di questo Marchese di S.Martino, che Sassuolo
si stacca dalla chiesa Plebana di Castellarano
nonostante l'interessamento del Castellaranese
Cardinal Toschi. Da ultimo ricordiamo Carlo Filiberto 11, (1732-1752), ultimo
del ramo Este-S. Martino. Durante il suo governo si
ebbero trasformazioni alla rocca e la costruzione del famoso acquedotto, spesso
definito, a sproposito, Romano. Il Duca di Modena affidò poi il feudo al
Bresciano, Conte Gaudenzio Vallotta
(1726-1795), che dovette abbattere buona parte del palazzo fatto costruire dal
suo predecessore. Dopo la soppressione dei feudi da parte dei Francesi
Napoleonici, il palazzo fu venduto al Sig. Canevazzi
e passò poi alla Famiglia Casali. Castellarano subì
gravi danni dall'incendio del 20 Luglio 1944,
appiccato al paese, per ritorsione, delle truppe Tedesche: bruciarono molti
edifici del centro storico tra cui il palazzo, che fu ricostruito intorno agli
anni '70.